A cura della Redazione
Bionda, rossa o scura... doppio o triplo malto, la birra è, senza dubbio, una delle bevande più amate e consumate al mondo. L'invito a consumarne un boccale in pieno regime di convivialità, infatti, si sostituisce graditamente al veloce caffè per una serata tra amici, piuttosto che per una chiacchierata tra colleghi.
Da non pochi anni, l'amata bionda sembra aver conquistato anche l'interesse della ricerca scientifica, che si è mossa nella direzione di elucidarne le proprietà o, quantomeno, gli effetti sulla salute umana.
A differenza delle altre bevande alcoliche, la birra contiene un quantitativo di alcol relativamente più basso, il ché ne permette il perfetto inserimento nelle raccomandazioni relative all'assunzione moderata di alcol. Numerosi studi hanno dimostrato come tale assunzione moderata, ai pasti, riduce il rischio di malattie cardiovascolari, tanto da essere inserito tra le raccomandazioni di una sana e corretta alimentazione, nel pieno rispetto dello stile nutrizionale mediterraneo.
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domenica 17 settembre 2017
lunedì 8 maggio 2017
Celiachia e bimbi: in arrivo un test per la diagnosi
della Dott.ssa Flavia Altieri
La malattia celiaca o celiachia è un'intolleranza permanente
al glutine, un complesso di sostanze azotate che si
trova in alcuni cereali, come avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale. La diagnosi per la celiachia
comprende la ricerca di specifici anticorpi e esami invasivi quali la
gastroscopia. Quest'ultima può essere motivo di disagio per la maggior parte
dei pazienti, per questo il mondo scientifico è sempre alla ricerca di
possibili alternative, meno invasive, specialmente per i più piccini.
lunedì 24 aprile 2017
Pigrizia? Più ci si ferma, più manca la voglia di muoversi!
della Dott.ssa Flavia Altieri
Un buon proposito per
il nuovo anno? L'iscrizione in palestra! Ma in molti casi, dopo
l’entusiasmo iniziale, si finisce per abbandonare o addirittura non iniziare.
Una delle ragioni per le quali continuare a insistere nell’attività fisica è
così difficile potrebbe risiedere nel fatto che l’inattività è come un circolo
vizioso: più si è inattivi più diminuisce il desiderio di muoversi e il peso in
eccesso accumulato magari durante le feste c’entra solo fino a un certo punto,
contano di più alcuni meccanismi interni al cervello. E’ quanto emerge da una
ricerca del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases,
parte dei National Institutes of Health americani, pubblicata su Cell Metabolism.
domenica 12 marzo 2017
Una dieta fortemente ipoproteica (VLPD) riduce l’acidosi metabolica in soggetti con insufficienza renale cronica… e non solo
del Dott. Elpidio Di Mattia
L’acidosi metabolica è una
alterazione dell’equilibrio acido–base caratterizzata da riduzione della bicarbonatemia,
associata o meno ad acidemia. Essa è di frequente riscontro in clinica, in
particolare nel paziente critico e/o con insufficienza renale. In ambito
nefrologico tale condizione si può manifestare a causa di una riduzione del
filtrato glomerulare ed il conseguente accumulo progressivo di acidi fissi,
derivanti dai processi metabolici secondari all'alimentazione. L’acidosi, sia
in acuto che in cronico, è clinicamente rilevante in quanto si associa a
significative alterazioni del metabolismo cellulare, contribuendo a modificare in
senso negativo la prognosi del paziente, in termini di incremento sia della
morbilità che della mortalità. Le odierne linee guida raccomandano il
trattamento dell’acidosi con alcali allorquando la concentrazione ematica di
bicarbonato sia < 22mmol/L, in maniera da prevenire le complicanze ad essa
annessa come insulino-resistenza, malattie cardiovascolari e progressione della
malattia renale. La correzione della condizione di acidosi può essere
effettuata sia attraverso la somministrazione farmacologica di alcali o di
bicarbonato di sodio, ma anche attraverso una dieta ricca di frutta e verdura.
In aggiunta, la terapia conservativa dell’insufficienza renale cronica, che
prevede l’utilizzo di diete ipoproteiche, è stata riconosciuta come una vera e
propria terapia nutrizionale con l’obiettivo di ottenere una riduzione
dell’apporto di sale e del conseguente grado di ipertensione, dei livelli di
assunzione di fosfati, della proteinuria ed un ritardo dell’inizio del percorso
dialitico; tutto ciò attraverso un ridotto carico di cataboliti ed il
raggiungimento di un miglior controllo metabolico.
Aborto e vitamina D
della Dott.ssa Gabriella De Rosa
La vitamina
D è ben nota per le sue capacità di regolare l’omeostasi di calcio e fosforo,
mantiene in salute le nostre ossa ed è benefica per cuore e sistema nervoso.
Essa è ottenuta dall’esposizione al sole o con la dieta, attraverso alimenti
come olio di fegato di merluzzo, pesci grassi, uova,
fegato, carni rosse e verdure verdi.
La carenza di vitamina D è una condizione molto
diffusa: esporre al sole almeno il viso e le braccia per 15-20 minuti al
giorno, ovviamente
con le dovute cautele, è una delle indicazioni di base degli esperti per
permettere al nostro organismo di sintetizzare
vitamina D grazie alla luce naturale.
lunedì 6 marzo 2017
Una condizione molto diffusa, la stipsi. Terapia dietetica
della Dott.ssa Gabriella De Rosa
La stipsi (o stitichezza o costipazione) è un disturbo della defecazione molto diffuso nelle varie fasce d'età. Nei bambini le cause più frequenti di stipsi sono la cattiva educazione sia alimentare che comportamentale, e l'intolleranza alimentare. Essa può causare mal di testa, insonnia, alitosi, orticaria, eczemi.
La stipsi (o stitichezza o costipazione) è un disturbo della defecazione molto diffuso nelle varie fasce d'età. Nei bambini le cause più frequenti di stipsi sono la cattiva educazione sia alimentare che comportamentale, e l'intolleranza alimentare. Essa può causare mal di testa, insonnia, alitosi, orticaria, eczemi.
Ogni fibra fa il suo mestiere - Parte 2
del Dott. Elpidio Di Mattia
Tra le tante azioni svolte dalle fibre, quelle della
regolazione della glicemia e del miglioramento del controllo glicemico hanno
destato sempre l'attenzione del mondo scientifico. Come affermato nell'articolo
precedente anche in questo ambito esistono ancora idee sbagliate, leggende
metropolitane circa il loro effetto sull'omeostasi glicemica.
Nonostante sia vero che alcune fibre solubili migliorino il
controllo glicemico, non è altrettanto vero che tutte le fibre solubili
sortiscano questo effetto benefico. In maniera simile all'effetto dei supplementi
di fibre ad alta viscosità sulle elevate concentrazioni di colesterolo
sieriche, il miglioramento del controllo glicemico è un fenomeno dipendente
dalla viscosità. Le linee guida DRI 2002, suggeriscono che l'inulina e
l'oligofruttosio potrebbero attenuare la risposta glicemica, citando pochi
studi condotti nell'uomo, nessuno dei quali possedeva un singolo end-point.
Ancora una volta gli studi randomizzati e ben controllati presi in esame, in
realtà, hanno mostrato che nessuno dei fruttani (inulina, FOS e GOS) ha
esercitato un effetto sul miglioramento del controllo glicemico contro placebo
e quindi basandoci sulla totalità delle evidenze provenienti da tali trials,
risulta ragionevole concludere che le fibre solubili non viscose
fermentescibili non attenuano la risposta glicemica ne' migliorano il controllo
glicemico.
lunedì 13 febbraio 2017
Andropausa e alimentazione
della Dott.ssa Flavia Altieri
Con il termine andropausa s’intende quel
processo per il quale l’uomo esaurisce naturalmente le sue capacità riproduttive. Si
instaura così, al pari di ciò che avviene per le donne, in modo e con tempi
diversi, un differente equilibrio ormonale rispetto a quello posseduto nella
fase della gioventù. Sebbene il termine richiami in qualche modo la menopausa, a differenza di quest’ultima l’andropausa non segue un iter ben preciso o
scontato come accade nelle donne.
sabato 11 febbraio 2017
Vitamina D e Tiroidite autoimmune
del Dott. Giuseppe Annunziata
Con il termine vitamina D si intendono una serie di molecole steroidee con l'attività biologica del colecalciferolo. L’isomero biologicamente attivo, il 5=6 cis, risulta particolarmente termo- e fotosensibile. La particolarità di questa vitamina risiede nella possibilità di essere sintetizzata a livello cutaneo per attività della luce UV che converte il 7-deidrocolesterolo (il cui precursore è il colesterolo) in colecalciferolo (Vit. D3).
Con il termine vitamina D si intendono una serie di molecole steroidee con l'attività biologica del colecalciferolo. L’isomero biologicamente attivo, il 5=6 cis, risulta particolarmente termo- e fotosensibile. La particolarità di questa vitamina risiede nella possibilità di essere sintetizzata a livello cutaneo per attività della luce UV che converte il 7-deidrocolesterolo (il cui precursore è il colesterolo) in colecalciferolo (Vit. D3).
venerdì 10 febbraio 2017
L’obesità aumenta il rischio di cancro, ma il 75% degli adulti non lo sa!
della Dott.ssa Flavia Altieri
Un sondaggio online condotto dall’associazione britannica Cancer Research
UK, pubblicato sul British
medical journal e segnalato anche dall’Agenzia italiana del farmaco
(Aifa) sul proprio sito dimostra un dato inquietante. Tre adulti su quattro non
sanno che essere in sovrappeso o obesi aumenta la possibilità di sviluppare il
cancro. Ovvero, pur essendo ormai noto che l’essere in sovrappeso possa portare
al diabete o malattie cardiache, molto più scarsa è la consapevolezza del
rischio di manifestare il cancro. Il 75% degli adulti non è infatti a
conoscenza del legame che c’è tra obesità e tumori in generale. L’obesità invece è responsabile di oltre 18 mila
casi di tumore all’anno, sottolinea lo studio, ed è la seconda causa più comune di cancro
prevenibile dopo il fumo. Per
ogni aumento dell’indice di massa corporea (che è il rapporto tra il peso e il
quadrato dell’altezza) di 5 chili, il rischio di sviluppare il cancro aumenta
infatti di 1,6 volte. L’associazione sollecita il governo ad
agire per frenare l’epidemia di obesità, limitando ad esempio la pubblicità di
cibo spazzatura rivolta ai bambini, e invita i medici a fare prevenzione
promuovendo stili di vita corretti.
lunedì 30 gennaio 2017
Caffè: 3 tazzine al giorno contro la demenza
della Dott.ssa Flavia Altieri
I risultati di uno studio pubblicato sulla rivista The Journals of Gerontology, suggeriscono che circa tre caffè espresso al giorno (pari a un consumo di circa 261 milligrammi di caffeina) potrebbero proteggere dalla demenza. In questo studio, che ha coinvolto 6.500 donne over-65, si è potuto considerare l’incidenza della demenza senile su un ampio campione e analizzare gli effetti del consumo di caffè nel lungo termine. Già in passato precedenti lavori dimostravano le proprietà del caffè nel potenziare la memoria a lungo termine.
I risultati di uno studio pubblicato sulla rivista The Journals of Gerontology, suggeriscono che circa tre caffè espresso al giorno (pari a un consumo di circa 261 milligrammi di caffeina) potrebbero proteggere dalla demenza. In questo studio, che ha coinvolto 6.500 donne over-65, si è potuto considerare l’incidenza della demenza senile su un ampio campione e analizzare gli effetti del consumo di caffè nel lungo termine. Già in passato precedenti lavori dimostravano le proprietà del caffè nel potenziare la memoria a lungo termine.
lunedì 23 gennaio 2017
Mangiare arachidi da piccoli riduce il rischio di allergia dell’80%
della Dott.ssa Flavia Altieri
Uno studio da poco condotto
dal King’s College di Londra e pubblicato sul New England Journal
of Medicine ha dimostrato che esporre i bambini considerati a
rischio di allergia, iniziando entro i primi 11 mesi di vita, a piccole
quantità di spuntini a base di arachidi può prevenire l’allergia ad esse.
Inoltre all’età di 5 anni potrebbero smettere di mangiarle per un anno e
rimanere non allergici dimostrandone l'effetto protettivo. Parte del problema è
che la gente vive in una cultura della paura del cibo”, commenta Gideon Lack,
coordinatore della ricerca. Il timore di allergie alimentari è diventato,
secondo Lack, ”una profezia che si auto avvera, perché quando un cibo viene
escluso dalla dieta, il bambino non riesce a sviluppare una tolleranza a
quell’alimento”. I bambini che hanno preso parte allo studio erano considerati
a rischio di allergia perché già avevano sviluppato un eczema, uno dei primi
segnali di allarme delle allergie. Metà di loro ha consumato snack con
arachidi, mentre gli altri solo latte materno. Ai sei anni di età, non è stato
rilevato un aumento significativo nelle allergie dopo 12 mesi in cui le
arachidi non erano state consumate, in quelli che avevano iniziato a mangiarli
da piccoli. Nel Regno Unito ogni anno 20mila bambini risultano allergici alle
arachidi, un numero triplicato tra il 1995 e 2005. I ricercatori stanno rivalutando le scuole di
pensiero riguardo al meccanismo di tolleranza ai cibi allergenici nei bambini
considerati a rischio.
Clicca qui per scaricare l'articolo scientifico da cui è stato tratto il presente manoscritto
Fonte:
- Lack G et al. Randomized trial of peanut consumption in infants at risk for peanut allergy. N Engl J Med. 2016 Jul 28;375(4):398. doi: 10.1056/NEJMx150044.
Fonte immagine: web
giovedì 19 gennaio 2017
Ogni fibra fa il suo mestiere
del Dott. Elpidio Di Mattia
Nel 1953 Hipsley conia il termine fibre alimentari ma la
prima definizione di tali composti avvenne nel 1972 ad opera di Trowell, che le
descrisse come " quella porzione di alimento derivante dalla parete
cellulare delle piante, la quale è scarsamente digerita dagli esseri
umani". In realtà questa definizione non rappresenta una mera descrizione
bensì più un concetto fisiologico. Negli anni successivi molti studiosi e
commissioni internazionali si sono imbattuti nella definizione della fibra
alimentare fino a quando nel 2000 l'American Association of Cereal Chemists in
un report definisce in maniera completa le fibre alimentari come " la
parte restante di quella edibile delle piante, analoga per composizione chimica
ai carboidrati, che è resistente alla digestione e all'assorbimento nel piccolo
intestino dell'uomo con una completa o parziale fermentazione nel grosso
intestino. Essa include polisaccaridi, oligosaccaridi, lignina e altre sostanze
annesse alla pianta. Inoltre, promuove effetti benefici fisiologici esercitando
una o più azioni sia sull'alvo che sull'attenuazione dei livelli di colesterolo
ematico e/o della glicemia.
venerdì 13 gennaio 2017
“Fame” di pesticidi!
della Dott.ssa Gabriella De Rosa
Con il termine "pesticidi" ci si riferisce ad una serie di prodotti fitosanitari, utilizzati principalmente in agricoltura per preservare le colture e proteggerle da malattie e infestazioni. Questi prodotti comprendono erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi, fitoregolatori e repellenti. Tali prodotti contengono sostanze attive, sostanze chimiche oppure microrganismi, inclusi i virus, che permettono al prodotto di svolgere la sua azione.
Con il termine "pesticidi" ci si riferisce ad una serie di prodotti fitosanitari, utilizzati principalmente in agricoltura per preservare le colture e proteggerle da malattie e infestazioni. Questi prodotti comprendono erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi, fitoregolatori e repellenti. Tali prodotti contengono sostanze attive, sostanze chimiche oppure microrganismi, inclusi i virus, che permettono al prodotto di svolgere la sua azione.
mercoledì 11 gennaio 2017
Abbiamo davvero bisogno di dieci bicchieri d'acqua al giorno?
Per mantenersi idratati è necessario davvero imporsi di bere almeno 10 bicchieri (l'equivalente di un paio di litri) al giorno? No, secondo uno studio appena pubblicato che spiega come il nostro corpo inibisca l'assunzione di liquidi, una volta che ne abbiamo ingeriti abbastanza.
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