Avete mai visto un bambino tentare di far entrare
la formina della stella nel vano del rettangolo e poi in quello del cerchio e
infine nel quadrato, prima di riuscire ad associarla correttamente e farla scivolare
giù nell’apertura uguale a forma di stella ?
Per tentativi ed errori quel bambino sta
imparando a distinguere e riconoscere le forme geometriche e, più avanti
riuscirà perfino a nominarle. L’attitudine ad apprendere è la più singolare
caratteristica umana: si apprende facendo, vedendo, ascoltando, giocando.
Attraverso il gioco il bambino cresce, realizza le sue potenzialità, le
sviluppa, le unisce, le coordina, le elabora senza averne alcuna
consapevolezza, ma solo per il puro piacere di giocare. Chi guarda un bambino
mentre gioca può intuire quali siano le sue prime forme di apprendimento, il
suo livello di crescita e la maturazione raggiunta. Mentre gioca, un bambino
manifesta il suo modo interiore meglio di quanto potrebbe fare verbalmente e, al
tempo stesso, mette in evidenza attraverso l’attività ludica, la sua esigenza
di comunicare e di socializzare. Il gioco-movimento rappresenta la base per un
corretto sviluppo della motricità che porterà il bambino ad avere piena
coscienza de proprio corpo ed essere in grado di muoversi a proprio agio nello
spazio circostante. All’interno dei giochi, anche i più semplici, si possono
acquisire schemi motori, capacità coordinative, abilità motorie che consentono
al bambino di “crescere fisicamente” in modo armonico e completo e, se pur
inconsapevolmente, di generare un’alfabetizzazione motoria. Ma il gioco può
essere inteso non solo come movimento fisico finalizzato a sviluppare le
capacità e gli schemi motori, ma anche come attività esplorativa, d’espressione
e di relazione interpersonale e sociale perché con tutte le sue sfaccettature
permette di imparare le prime semplici “ linee guida” della vita quotidiana, il
rispetto delle regole, quali: avere pazienza, rispettare il proprio turno,
perseguire l’obbiettivo con determinazione, dare il meglio di se, accettare le
sconfitte, e gioire delle vittorie proprie anche di quelle altrui.