Tra le tante azioni svolte dalle fibre, quelle della
regolazione della glicemia e del miglioramento del controllo glicemico hanno
destato sempre l'attenzione del mondo scientifico. Come affermato nell'articolo
precedente anche in questo ambito esistono ancora idee sbagliate, leggende
metropolitane circa il loro effetto sull'omeostasi glicemica.
Nonostante sia vero che alcune fibre solubili migliorino il
controllo glicemico, non è altrettanto vero che tutte le fibre solubili
sortiscano questo effetto benefico. In maniera simile all'effetto dei supplementi
di fibre ad alta viscosità sulle elevate concentrazioni di colesterolo
sieriche, il miglioramento del controllo glicemico è un fenomeno dipendente
dalla viscosità. Le linee guida DRI 2002, suggeriscono che l'inulina e
l'oligofruttosio potrebbero attenuare la risposta glicemica, citando pochi
studi condotti nell'uomo, nessuno dei quali possedeva un singolo end-point.
Ancora una volta gli studi randomizzati e ben controllati presi in esame, in
realtà, hanno mostrato che nessuno dei fruttani (inulina, FOS e GOS) ha
esercitato un effetto sul miglioramento del controllo glicemico contro placebo
e quindi basandoci sulla totalità delle evidenze provenienti da tali trials,
risulta ragionevole concludere che le fibre solubili non viscose
fermentescibili non attenuano la risposta glicemica ne' migliorano il controllo
glicemico.
Di contro è stato dimostrato da più di 30 anni, che l'efficacia delle fibre solubili sul metabolismo glucidico ed insulinico sia proporzionale alla viscosità delle fibre solubili. In uno studio pubblicato nel 1978, Jenkins dimostrava come l'aggiunta di gomma di guar grezza alla somministrazione orale di 50 g di glucosio in forma liquida, riduceva significativamente la risposta glicemica post-prandiale e l'insulinemia dei partecipanti rispetto a coloro che assumevano unicamente la dose liquida di glucosio. Tale effetto però tendeva a svanire laddove la gomma di guar veniva idrolizzata finemente in una forma non viscosa. Dopo aver comparato diverse fibre gel-formanti di differente viscosità, gli autori concludono che la riduzione glicemica post-prandiale, così come l'effetto esercitato sulla colesterolemia, è altamente correlata con la viscosità delle fibre solubili. C'è da considerare però che gli studi sulla glicemia post-prandiale risultano utili nella valutazione degli effetti acuti di tali fibre sulla glicemia, ma si necessitano di dati provenienti da studi di intervento ben controllati sul lungo termine, per stabilire una rilevanza clinica dell'effetto di tali composti sul miglioramento del controllo glicemico. Ad oggi diversi studi clinici hanno mostrato che il consumo di supplementi di fibre solubili viscose, dosati ai pasti, possono migliorare il controllo glicemico nei soggetti a rischio di sviluppare DMT2 e in quei pazienti che hanno appena iniziato un trattamento per tale patologia metabolica. Simili all'effetto ipocolesterolemizzante, l'effetto nel lungo termine delle fibre viscose gel-formanti sulla glicemia è anche proporzionale al controllo glicemico di partenza; difatti non vi sono effetti significativi in condizioni di euglicemia, un effetto modesto si riscontra nei soggetti prediabetici o con sindrome metabolica (-19.8 mg/dl per lo psillium in dosi da 3.5 g due volte al giorno e -9 mg/dl per la gomma di guar in dosi da 3.5 g due volte al giorno), mentre l'effetto maggiore si riscontra nei pazienti che iniziano il trattamento per il diabete mellito di tipo 2 (psillium da -35 mg/dl a -89.7 mg/dl).
Il meccanismo principale per cui le fibre solubili esplicano
tale effetto risiede nel loro grado di viscosità. La maggior viscosità ritarda
le interazioni degli enzimi digestivi con i nutrienti, rallentando la loro
degradazione e riducendone l'assorbimento. I nutrienti vengono normalmente
assorbiti primariamente nel tratto prossimale del piccolo intestino, ma
l'aumento della viscosità del chimo così come la rallentata
degradazione/assorbimento possono determinare un aumentato carico di nutrienti
nella porzione ileale distale, dove tali composti non sono normalmente presenti
se non in minima parte. È stato ipotizzato che l'arrivo di tali sostanze
nell'ileo stimoli le cellule L mucosali a rilasciare GLP-1, un peptide utile
nel trofismo delle cellule beta-pancreatiche, nella riduzione dell'appetito e
nel miglioramento della sensibilità all'azione dell'insulina. Inoltre, l'arrivo
di lipidi, carboidrati e proteine nell'ileo distale può stimolare il fenomeno
del freno ileale, meglio conosciuto col nome di "ileal break",
definito come un meccanismo di feedback distale per controllare il transito di
un pasto attraverso il tratto gastrointestinale, in maniera da ottimizzare la
digestione e l'assorbimento dei nutrienti. Il rallentato svuotamento gastrico e
l'attivazione di questo meccanismo di feedback possono ridurre il senso di fame
e quindi anche il food intake. Però è importante notare che le fibre viscose
possono rallentare l'assorbimento dei nutrienti ma non ridurlo in senso
quantitativo. Differentemente da quanto accade per la bile, che è solamente
assorbita in una porzione corta dell'ileo distale, i nutrienti possono essere
assorbiti lungo tutto il piccolo intestino, fornendo un ampia opportunità per
l'assorbimento dei nutrienti.
Un altro ruolo attribuito al consumo di fibre è legato alla
regolarità intestinale e dell'alvo. La regolarità intestinale è definita come
l'espulsione regolare di feci consistenti, soffici e di facile transito. Di
contro la costipazione può invece essere definita come l'espulsione non
frequente ( <3 movimenti colici (BMs) a settimana) di feci piccole e dure di
difficile transito. La frequenza dei movimenti colici è considerata normale se
si verificano almeno 3 di questi a settimana fino a 3 al giorno. Tuttavia la
frequenza dell'evacuazione è spesso usata come misura di regolarità intestinale,
anche se non sempre ciò può essere considerato veritiero. Per esempio, una
persona può evacuare giornalmente feci dure e di piccole dimensioni, mentre
un'altra può avere un espulsione di feci consistenti/morbide e di facile
transito una volta ogni 2 giorni. In questa istanza, anche se ciò può sembrare
paradossale, la persona con più movimenti colici risulta costipata, mentre
l'altra no. La considerazione più importante per valutare un beneficio
clinicamente significativo sulla regolarità intestinale con l'aumento del
consumo di fibre è quella di un aumento sia delle evacuazioni, che del
contenuto (%) di acqua nelle feci. L'acqua contenuta nelle feci è fortemente
correlata con la consistenza delle stesse, e rappresenta la condizione
determinante che conferisce alle feci la giusta morbidezza e la giusta massa. I
meccanismi per i quali le fibre possono fornire un effetto benefico sulla
regolarità intestinale sono ascrivibili al loro effetto lassativo, in cui
particelle grezze e di grosse dimensioni di fibre insolubili, per azione meccanica,
irritano la mucosa del grosso intestino, stimolando la secrezione di acqua e
muco, e al loro effetto formante massa, in cui le fibre solubili formanti gel inglobano
acqua che resiste alla deidratazione che avviene nel colon. Infatti, l'acqua
contenuta nelle feci è inversamente proporzionale alla viscosità delle feci. Per dar luogo a questi meccanismi, le fibre però devono
resistere alla fermentazione intestinale in maniera da restare intatte ed
essere presenti lungo tutta la lunghezza del colon.
Così come ripetuto
insistentemente in precedenza, non tutte le fibre, quindi, hanno un effetto
benefico sulla regolarità intestinale. Anche per questa tipologia di effetto,
non sono stati ottenuti risultati statisticamente significativi, nell'utilizzo
di fibre fermentescibili (inulina, oligofruttosio, FOS) sulla modifica del
numero di evacuazioni, sulla consistenza e sulla capacità di trattenere acqua
all'interno delle feci. In linea del tutto teorica, tali fibre, essendo fonte
di nutrimento per il microbiota intestinale, dovrebbero esplicare il loro
effetto sulla regolarità intestinale in maniera indiretta. Di contro, dagli
studi considerati dalla review in questione, l'utilizzo di fibre
fermentescibili si è mostrato inconclusivo nella regolarizzazione dell'alvo,
mostrando in alcuni casi solo un aumento della frequenza dei movimenti colici a
cui non si accompagnava un aumento significativo della frequenza
dell'evacuazione e un significativo effetto sulla consistenza delle feci. Ciò
si traduce in una produzione di feci quantitativamente minori e potenzialmente
più dure e difficoltose da espellere.
Addirittura due studi clinici, ben controllati, hanno evidenziato che la
somministrazione di 10-15 g/die di destrine di frumento, una fibra solubile
fermentescibile, determinava una riduzione della frequenza dell'alvo e del
contenuto idrico fecale. In virtù di ciò la totalità delle evidenze cliniche
confuta il concetto che tutte le fibre, in maniera indistinta, forniscano un
beneficio sulla regolarità intestinale.
In maniera del tutto simile, molte fibre formanti gel sono
rapidamente fermentate nell'intestino crasso, con la conseguente perdita della
loro natura gel e la loro capacità di adsorbire l'acqua. A dosi estreme (da 87
ai 100 g/die), il consumo di crusca di avena ha avuto un effetto minimo sulla
frequenza evacuatoria (<1g di feci per grammo di fibre) di soggetti sani,
probabilmente perchè esse hanno superato la capacità metabolica dei batteri, ma
il contenuto di acqua fecale si riduceva, cozzando con gli effetti benefici per
la salute.
Rispetto alle fibre rapidamente fermentescibili quelle gel-formanti e
resistenti come lo psillium non vengono fermentate nell'intestino umano,
restando intatte e presenti lungo tutto il grosso intestino; esse, trattenendo
acqua, sono in grado di determinare la formazione di feci morbide e di facile
espulsione. In uno studio randomizzato, in doppio cieco, della durata di 4
settimane (2 settimane di baseline e 2 settimane di trattamento) ha valutato
l'effetto sulla morbidezza/ lassativo dello psillium (5.1g due volte al giorno)
vs docusate (un emolliente naturale
delle feci, 100 mg due volte al giorno) in 170 pazienti con costipazione
idiopatica cronica. I dati hanno evidenziato che lo psillium era superiore
nell'effetto emolliente aumentando il contenuto idrico fecale (feci morbide
p<0.01), la frequenza dell'evacuazione (p<0.005), e la frequenza dei
movimenti colici (p<0.05). Un ulteriore studio randomizzato e controllato
più recente ha indagato sugli effetti dello psillium (10.5 g/die per 4
settimane) in 48 pazienti con costipazione cronica. Lo studio ha mostrato che
il trattamento con psillium ha ridotto significativamente (p<0.05) lo score
del dolore addominale (-58%), ha ridotto il tempo di transito colico (-11 ore),
ha aumentato la frequenza dei movimenti colici ( di 3 volte), e ha ammorbidito
le feci dure (+1 sulla scala di Bristol) vs placebo. In aggiunta lo psillium ha
mostrato un effetto emolliente per le feci dure, ma anche un miglioramento nella
formazione di feci, riducendo i sintomi nella diarrea cronica, nella diarrea
indotta da lattulosio e in quella indotta dal morbo di Crohn.
È importante notare che l'aumento osservato nell'evacuazione
per i pazienti costipati è tipicamente più basso rispetto a quello osservato
per i soggetti sani con la stessa dose di fibre. Per esempio lo psillium ha
mostrato un aumento dell'espulsione delle feci dai 4 ai 5 grammi di feci per
grammo di fibre (g/g) nei volontari sani, ma un aumento più modesto (da 1.4 a
3.7 g/g) nei pazienti affetti da costipazione cronica idiopatica. Molti studi
che hanno valutato gli effetti lassativi/regolarizzanti delle fibre isolate
sono stati condotti su soggetti sani. È importante considerare che un aumento
osservato nell'espulsione fecale non è necessariamente predittivo di un effetto
benefico o di una buona regolarità, particolarmente quando l'aumento osservato
per i soggetti sani è minimo (cioè ≤2g/g) e non è associato con un aumento significativo
nel contenuto idrico delle feci. Per raccomandare una terapia efficace con
fibre, che tratti o prevenga la costipazione, bisogna quindi cercare un tipo di
fibra su cui siano stati condotti molti studi clinici sia per l'espulsione
delle feci ( >2g/g nei soggetti sani e >1g/g nei soggetti costipati) e
nel contenuto idrico fecale (feci più morbide) a dosi ragionevoli (cioè ≤ 15 g/die).
Per quanto riguarda le fibre
insolubili, esse più che avere un'interazione importante nell'inglobare l'acqua
nelle feci, determinano la sua secrezione per azione meccanica contro la mucosa
del grosso intestino. L'osservazione
che la crusca di frumento grezza abbia un effetto lassativo maggiore rispetto a
quella finemente lavorata suggerisce che le particelle insolubili possano avere
da sole un effetto nell'intestino crasso. Questa osservazione ha condotto
diversi studi a comparare l'effetto lassativo della somministrazione di fibre
insolubili del frumento con quella di granelli di plastica inerte (non capaci
di adsorbire acqua), tagliati per essere simili in grandezza e capacità
abrasiva a quelle della crusca di grano. Tali studi hanno chiaramente
dimostrato che i granelli di plastica tagliati grossolanamente esercitavano lo
stesso effetto della crusca di grano grezza. Questi studi confermano che
l'effetto lassativo delle fibre insolubili è dovuto da un'irritazione meccanica
della mucosa.
In definitiva resta ancora tanta disinformazione in
letteratura circa l'effetto delle fibre nell'intestino. Nel piccolo intestino,
i benefici legati al consumo di fibre sono dipendenti dalla viscosità delle
fibre solubili. Fibre ad alta viscosità (ad esempio i beta glucani gel
formanti, lo psillium e la gomma di guar grezza) possono avere un effetto
benefico significativo sia sul controllo della colesterolemia, sia sul controllo
glicemico. Nel grande intestino ci sono due meccanismi che guidano la regolarità dell'alvo, le fibre
insolubili meccanicamente irritano la mucosa, stimolando la secrezione di muco,
mentre le fibre solubili formanti gel, trattengono una buona quantità d'acqua
che resiste alla disidratazione colica. L'effetto plastico delle fibre
insolubili dipende dalla grandezza delle particelle e dalla lavorazione della
fibra stessa: particelle grandi e grezze hanno un significativo effetto
lassativo; particelle piccole possono invece creare il fenomeno inverso (aggiungendosi
alla massa secca, riducendo così la percentuale idrica fecale). La forte
capacità di trattenere acqua delle fibre solubili non fermentescibili può
fornire un doppio effetto sulla regolarizzazione intestinale rendendo più
morbide le feci dure nella stipsi e stoppando la perdita di feci liquide nelle
condizioni diarroiche. Di contro, la mancata capacità di trattenere acqua per
le fibre insolubili finemente lavorate e delle fibre solubili fermentescibili
può portare all'effetto costipante. Concludendo risulta essenziale per i
professionisti della nutrizione riconoscere quali fibre possiedono proprietà
specifiche promuoventi la salute e quali supplementi riportano un'evidenza
clinica consistente a dosi accettabili per il consumatore.
Fonti: J.W. McRorie Jr., N.M. McKeown: Understanding the Physics of Functional Fibers
in the Gastrointestinal Tract: An Evidence-Based Approach to Resolving Enduring
Misconceptions about Insoluble and Soluble Fiber. Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics (2016)
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