domenica 12 marzo 2017

Aborto e vitamina D

della Dott.ssa Gabriella De Rosa

La vitamina D è ben nota per le sue capacità di regolare l’omeostasi di calcio e fosforo, mantiene in salute le nostre ossa ed è benefica per cuore e sistema nervoso. Essa è ottenuta dall’esposizione al sole o con la dieta, attraverso alimenti come olio di fegato di merluzzo, pesci grassi, uova, fegato, carni rosse e verdure verdi.
La carenza di vitamina D è una condizione molto diffusa: esporre al sole almeno il viso e le braccia per 15-20 minuti al giorno, ovviamente con le dovute cautele, è una delle indicazioni di base degli esperti per permettere al nostro organismo di sintetizzare vitamina D grazie alla luce naturale. 
Negli ultimi anni la ricerca ha evidenziato una correlazione tra la carenza di vitamina D nelle donne in gravidanza e un aumentato rischio di complicanze.
La vitamina D modula la risposta immunitaria innata e quella adattativa incidendo anche sul sistema riproduttivo, soprattutto durante l’impianto della blastocisti. In particolare, nelle fasi iniziali della gravidanza, la vitamina D viene prodotta dalle cellule del trofoblasto, agisce su di esse e condiziona il successo della gravidanza stessa.
E’ stato condotto uno studio da Ota et al. del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia della Chicago Medical School Rosalind Franklin University of Medicine and Science sul legame tra gravidanza e vitamina D.  Sono state arruolate 133 donne tra quelle che avevano avuto almeno 3 aborti spontanei consecutivi entro le 20 settimane di gestazione. Dallo studio è emerso che 63 donne su 133 (il 47,4%) presentavano livelli di vitamina D  insufficienti: < 30 ng/ml (livello minimo di normalità). Sono stati poi condotti studi in vitro sul pattern immunologico e citochimico Th1/Th2, nonché sulla citotossicità mediata dalle cellule NK nel sangue periferico delle donne analizzate ed è emerso che la vitamina D è in grado di modulare la risposta del sistema immune, bloccando la produzione di citochine Th1 e promuovendo una risposta immunitaria Th2, che solitamente è associata alla gravidanza normale. Si è poi osservato un aumento di anticorpi antifosfolipidi e di cellule NK rispettivamente segno di aumento di anomalie negli anticorpi contro i tessuti materni  e di cellule che sono deputate a svolgere normali funzioni sull’immunità dell’organismo.
Recentemente è stato pubblicato un ulteriore studio sull’European Journal of Clinical Nutrition in cui sono state messe a confronto un gruppo di 60 donne, di cui 30 incinte di un bambino oltre il primo trimestre e 30 che avevano interrotto spontaneamente una gravidanza tra le 7 e le 9 settimane di gestazione, con un altro gruppo di 60 donne, di cui 30 con una storia di gravidanza portata a termine e 30 con una storia di aborto spontaneo entro i primi 90 giorni. Anche in questo caso, le donne che avevano appena subito un aborto spontaneo o che avevano una storia pregressa di aborto spontaneo presentavano, per la maggior parte, dei livelli sierici di vitamina D più bassi rispetto alle loro corrispondenti con gravidanza in atto o portata a termine.
Alla luce di ciò, quindi, la comunità scientifica raccomanda una valutazione del livello di vitamina D nelle donne con aborti ricorrenti e, in caso di insufficienza (livelli < 30 ng/ml) o di carenza (livelli < 10 ng/ml) consiglia di valutare la possibilità di un’integrazione.

Fonte:
  • Kuniaki Ota, Svetlana Dambaeva, Ae-Ra Han, Kenneth Beaman, Alice Gilman-Sach, Joanne Kwak-Kim, Vitamin D deficiency may be a risk factor for recurrent pregnancy losses by increasing cellular immunitu and autoimmunity, Hum Reprod (2014) 29 (2): 208-219, published 24 November 2013
  • W Hou, X-t Yan, C-m Bai, X-w Zhang, L-y Hui, X-w Yu, Decreased serum vitamin D levels in early spontaneous pregnancy loss, European Journal of Clinical Nutrition (2016), 70, 1004-1008/ejcn.2016.83; published online 25 May 2016

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