La vitamina
D è ben nota per le sue capacità di regolare l’omeostasi di calcio e fosforo,
mantiene in salute le nostre ossa ed è benefica per cuore e sistema nervoso.
Essa è ottenuta dall’esposizione al sole o con la dieta, attraverso alimenti
come olio di fegato di merluzzo, pesci grassi, uova,
fegato, carni rosse e verdure verdi.
La carenza di vitamina D è una condizione molto
diffusa: esporre al sole almeno il viso e le braccia per 15-20 minuti al
giorno, ovviamente
con le dovute cautele, è una delle indicazioni di base degli esperti per
permettere al nostro organismo di sintetizzare
vitamina D grazie alla luce naturale.
La vitamina D modula la risposta immunitaria innata e
quella adattativa incidendo anche sul sistema riproduttivo, soprattutto durante
l’impianto della blastocisti. In particolare, nelle fasi iniziali della
gravidanza, la vitamina D viene prodotta dalle cellule del trofoblasto, agisce
su di esse e condiziona il successo della gravidanza stessa.
E’ stato condotto uno studio da Ota et al. del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia
della Chicago Medical School Rosalind Franklin University of Medicine and
Science sul legame tra gravidanza e vitamina D. Sono state arruolate 133 donne tra quelle che
avevano avuto almeno 3 aborti spontanei consecutivi entro le 20 settimane di
gestazione. Dallo studio è emerso che 63 donne su 133 (il 47,4%) presentavano
livelli di vitamina D insufficienti: <
30 ng/ml (livello minimo di normalità). Sono stati poi condotti studi in vitro
sul pattern immunologico e
citochimico Th1/Th2, nonché sulla citotossicità mediata dalle cellule NK nel
sangue periferico delle donne analizzate ed è emerso che la vitamina D è in
grado di modulare la risposta del sistema immune, bloccando la produzione di
citochine Th1 e promuovendo una risposta immunitaria Th2, che solitamente è
associata alla gravidanza normale. Si è poi osservato un aumento di
anticorpi antifosfolipidi e di cellule NK rispettivamente segno di aumento di
anomalie negli anticorpi contro i tessuti materni e di cellule che sono
deputate a svolgere normali funzioni sull’immunità dell’organismo.
Recentemente è stato pubblicato un ulteriore studio sull’European Journal
of Clinical Nutrition in cui sono state messe a confronto un gruppo di 60
donne, di cui 30 incinte di un bambino oltre il primo trimestre e 30 che
avevano interrotto spontaneamente una gravidanza tra le 7 e le 9 settimane di
gestazione, con un altro gruppo di 60 donne, di cui 30 con una storia di
gravidanza portata a termine e 30 con una storia di aborto spontaneo entro i
primi 90 giorni. Anche in questo caso, le donne che avevano appena subito un
aborto spontaneo o che avevano una storia pregressa di aborto spontaneo
presentavano, per la maggior parte, dei livelli sierici di vitamina D più bassi
rispetto alle loro corrispondenti con gravidanza in atto o portata a termine.
Alla luce
di ciò, quindi, la comunità scientifica raccomanda una valutazione del livello
di vitamina D nelle donne con aborti ricorrenti e, in caso di insufficienza
(livelli < 30 ng/ml) o di carenza (livelli < 10 ng/ml) consiglia di
valutare la possibilità di un’integrazione.Fonte:
- Kuniaki Ota, Svetlana Dambaeva, Ae-Ra Han, Kenneth Beaman, Alice Gilman-Sach, Joanne Kwak-Kim, Vitamin D deficiency may be a risk factor for recurrent pregnancy losses by increasing cellular immunitu and autoimmunity, Hum Reprod (2014) 29 (2): 208-219, published 24 November 2013
- W Hou, X-t Yan, C-m Bai, X-w Zhang, L-y Hui, X-w Yu, Decreased serum vitamin D levels in early spontaneous pregnancy loss, European Journal of Clinical Nutrition (2016), 70, 1004-1008/ejcn.2016.83; published online 25 May 2016
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