di Giuseppe Annunziata
E' dalla notte dei tempi che l'uomo cerca affannosamente un rimedio alle sofferenze fisiche ma, soprattutto, all'invecchiamento. L'elisir di lunga vita, quello dell'eterna giovinezza... insomma, qualunque cosa possa "congelare il tempo" fermandolo in quelli che vengono definiti il fiore degli anni. Ma quanto possono essere attendibili simili sotterfugi per tentare di scongiurare un naturalissimo scorrere del tempo? Forse nessun intruglio potrebbe realmente avere azione anti aging più dell'adozione di un corretto stile vita che preveda l'abbandono delle cattive abitudini alimentari e comportamentali.
Come può l'alimentazione rallentare l'invecchiamento?
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venerdì 27 settembre 2013
martedì 24 settembre 2013
Parliamo di diabete
di Giuseppe Annunziata
Il diabete mellito è una sindrome eterogenea caratterizzata da iperglicemia cronica, deficit relativo o assoluto della secrezione di insulina e/o della sua azione, alterato metabolismo glucidico, lipidico e proteico.
In questo quadro generale, ricopre un ruolo fondamentale l'insulina, responsabile del controllo omeostatico della glicemia. L'insulina, prodotta e secreta dalle cellule beta del pancreas è, di fatto, l'unico ormone ipoglicemizzante, a fronte dei numerosi ormoni iperglicemizzanti (glucagone, catecolamine, cortisolo, GH), responsabili dell'aumento dei livelli di glucosio nel sangue, rilasciato dal fegato nelle fasi di digiuno.
I livelli di glicemia, sia per attività degli ormoni che ne controllano l'omeostasi, sia per implicazione dell'alimentazione, non sono costanti, ma tendono a variare. Nella fase immediatamente successiva al pasto, si ha un aumento della concentrazione di glucosio nel sangue, noto come iperglicemia post-prandiale che, però, rimane transitoria e tende ad essere compensata in un arco temporale di circa due ore. Quando i meccanismi fisiologici sono alterati, viene compromesso tale controllo, pertanto, le suddette iperglicemie transitorie divengono condizione cronica e, dunque, definite iperglicemie post-prandiali protratte nel tempo. Simile situazione rappresenta il primo campanello dall'allarme per una possibile insorgenza di diabete.
Il diabete mellito è una sindrome eterogenea caratterizzata da iperglicemia cronica, deficit relativo o assoluto della secrezione di insulina e/o della sua azione, alterato metabolismo glucidico, lipidico e proteico.
In questo quadro generale, ricopre un ruolo fondamentale l'insulina, responsabile del controllo omeostatico della glicemia. L'insulina, prodotta e secreta dalle cellule beta del pancreas è, di fatto, l'unico ormone ipoglicemizzante, a fronte dei numerosi ormoni iperglicemizzanti (glucagone, catecolamine, cortisolo, GH), responsabili dell'aumento dei livelli di glucosio nel sangue, rilasciato dal fegato nelle fasi di digiuno.
I livelli di glicemia, sia per attività degli ormoni che ne controllano l'omeostasi, sia per implicazione dell'alimentazione, non sono costanti, ma tendono a variare. Nella fase immediatamente successiva al pasto, si ha un aumento della concentrazione di glucosio nel sangue, noto come iperglicemia post-prandiale che, però, rimane transitoria e tende ad essere compensata in un arco temporale di circa due ore. Quando i meccanismi fisiologici sono alterati, viene compromesso tale controllo, pertanto, le suddette iperglicemie transitorie divengono condizione cronica e, dunque, definite iperglicemie post-prandiali protratte nel tempo. Simile situazione rappresenta il primo campanello dall'allarme per una possibile insorgenza di diabete.
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