di Giuseppe Annunziata
Il glutammato di sodio è un sale ottenuto dal sodio e
dall'acido glutammico, amminoacido ampiamente presente in natura. Si tratta di
un esaltatore dei sapori che, addizionato ad altre sostanze, consente di
limitare la dose degli aromi. Nell'industria alimentare viene indicato con la
sigla E621 ed utilizzato come additivo nella stragrande maggioranza degli
alimenti preconfezionati come carni, verdure in scatola, prodotti congelati e
liofilizzati, prodotti stoccati e dadi da brodo, conferendo maggiore palatabilità
a tali cibi. Altrettanto abbondantemente, il glutammato di sodio lo si trova
nella cucina orientale, specialmente quella cinese e giapponese, che fa largo
uso della Laminaria japocnica, un'alga ricca proprio del sale sodico del
glutammato.
Attualmente è considerato un additivo sicuro, alle dosi
raccomandate, anche se la ricerca ha ampiamente dimostrato non pochi effetti
negativi conseguenti al suo utilizzo.
Vediamoli in dettaglio.
Ulteriori e più recenti ricerche hanno, inoltre, dimostrato
come un consumo cronico di glutammato di sodio potrebbe essere causa di
disturbi neurologici, divenendo fattore di rischio per l'insorgenza di malattie
neurodegenerative. Un aspetto da non sottovalutare, infatti, è che, oltre ad
essere un amminoacido, dunque, costituente delle proteine, il glutammato (Glu)
è anche un neurotrasmettitore, una molecola chimica capace di mediare il
trasferimento di informazioni tra neuroni agendo a livello delle sinapsi, i
punti d'incontro di queste cellule. Nella fattispecie, il Glu è un
neurotrasmettitore eccitatorio che determina l'abbassamento della soglia di
eccitabilità dei neuroni, il ché innesca particolari risposte fisiologiche che
gli conferiscono il potere "allergizzante".
Dunque, occhio all'etichetta... e preparate con le vostre mani il vostro pasto, donando a voi stessi ed agli altri commensali l'amore attraverso il cibo.
(fonte immagine: web)
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