sabato 21 luglio 2018

Dieta chetogenica e sport

a cura del Dott. Ciro Pane


In questo periodo parlando di basket e di NBA non si può non parlare di LeBron James. Oggi racconteremo tutta la verità e cosa si nasconde dietro al passaggio di LeBron ai Los Angeles Lakers. Voci “affidabili” ci hanno rivelato che il problema principale di Cleveland per LeBron, oltre a J.R. Smith, era l’alimentazione
Facendo un salto nel passato, precisamente nel 2014, ricordiamo il precedente trasferimento di The King che lasciava Miami per tornare a giocare nei Cleveland Cavaliers. Il cestista durante l’estate di quell’anno aveva mostrato una forma fisica di gran lunga migliorata rispetto agli anni precedenti, il segreto era il duro regime alimentare cui si era sottoposto durante l’off-season. Il suo fisico risultò a dir poco perfetto, con una muscolatura priva di grasso. 
Quindi è possibile che a Cleveland abbiano obbligato LeBron a un’alimentazione sgradita? 
In realtà non era gradita dal suo nutrizionista, che tra l’altro viene pagato 1.5 milioni di dollari all’anno. Partendo dall’esempio dei risultati eccezionali riscontrati da James, proviamo a conoscere meglio cos’è una dieta chetogenica e quali vantaggi può portare se utilizzata associata allo sport. Il duro regime seguito da LeBron nella off-season 2014 è stato rivelato proprio dall’atleta essere una dieta di questo tipo, durante la quale per 67 giorni si è alimentato puntando soprattutto su carne, pesce, frutta e verdura, utilizzando cibi poco raffinati e cucinati senza aggiunta di zuccheri e derivati.
La dieta chetogenica è una strategia nutrizionale, che potrebbe essere definita una terapia in quanto funziona nell’immediato, ma sottopone l’organismo a uno stress continuo quindi se ne sconsiglia l’uso prolungato; si basa sulla riduzione dei carboidrati per spingere il nostro organismo a produrre autonomamente glucosio e ad aumentare il consumo energetico dei grassi contenuti nei depositi. 

Le caratteristiche della chetogenica prevedono un deficit calorico, una bassa quantità percentuale di carboidrati, un alto contenuto percentuale di proteine, ma che risulteranno di media quantità se calcolate in grammi, e infine un alto contenuto percentuale e assoluto di lipidi. In genere il quantitativo di carboidrati sarà del 10% dell’energia totale, tradotto in un quantitativo generico di 50-60 g di carboidrati, organizzati idealmente in tre porzioni da 20 g ciascuna.

L’utilizzo di queste quantità di carboidrati, anche se variabili da persona a persona, sono necessarie per l’insorgenza di una condizione di chetosi, con la produzione di corpi chetonici sopra i 1 mmol/l. Tale condizione e l’adattamento allo stato di chetosi può migliorare la sensibilità insulinica, il recupero post-allenamento, preservare la massa magra e diminuire l’accumulo di acido lattico.

Un lavoro molto importante in merito a questo trattamento nutrizionale negli ultimi 10 anni è stato riportato da Volek e Phinney. I due ricercatori hanno scoperto che diete a basso contenuto di carboidrati possono essere considerate anti-infiammatorie in quanto producono un minor stress ossidativo durante l’esercizio fisico e un recupero tra le sessioni di allenamento più rapido. Inoltre ritengono che un adattamento fisiologico ai pochi carboidrati permetta una maggiore dipendenza dal grasso corporeo e quindi minor dipendenza del glicogeno e ricarica di carboidrati durante e dopo l’esercizio fisico. Infine è stato valutato anche un miglioramento in allenamenti di resistenza e un miglioramento della composizione corporea.
 
La letteratura scientifica è alquanto scarna circa la dieta chetogenica rapportata alla performance atletica. In uno studio, Phinney e i suoi collaboratori fecero seguire una dieta chetogenica a ciclisti allenati per un periodo di 5 settimane. Il test di resistenza ad esaurimento al cicloergometro venne eseguito sia al termine della prima settimana di dieta eucalorica che alla fine della quarta settimana di dieta chetogenica. Il test di resistenza al cicloergometro venne eseguito al 65% del VO2max. La media di tempo continuo di esercizio al cicloergometro fino all'esaurimento al 65% del VO2max fu di 147 minuti al termine della dieta eucalorica e di 151 minuti al termine della dieta chetogenica. E' da notare che durante la seconda prova venne misurato un quoziente respiratorio di 0.72, indicando un uso preferenziale dei grassi a scopo energetico. Questo lavoro storico suggerisce quindi come una dieta chetogenica possa aumentare il tempo di esaurimento durante una prestazione di endurance

Ma per avere questi effetti è necessario prendere in considerazione diversi effetti: 
  1. il tempo consentito per il cheto adattamento cioè deve trascorrere un certo periodo e 2-4 settimane, tra inizio del regime alimentare ed adattamenti fisiologici 
  2. l'uso d'integratori elettrolitici necessario data l'esclusione di alcuni alimenti (3/5 grammi di sodio/giorno e 2/3 grammi di potassio/giorno) 
  3. la quantità di proteine assunte che deve essere adeguata e tra 1.2 e 1.7 grammi di proteine per kg di peso corporeo.

In una ricerca del 2010 condotta da Volek, Quann e Forsythe, fu condotto il seguente esperimento. Uomini sovrappeso furono casualmente assegnati ad uno dei 4 regimi previsti (come illustrato nel grafico) per 12 settimane.
  • Dieta Low-fat = < 25% di grassi nella dieta 
  • Dieta Low-carb = < 50 grammi di carboidrati al giorno
I gruppi che si allenavano erano sottoposti a sessioni alternate di allenamenti da 45 minuti per 3-4 volte alla settimana con differente intensità (molto intensi, moderati, leggeri) alternando allenamenti di resistenza a esercizi con i pesi.
Il gruppo che seguiva una dieta chetogenica registrò una maggiore perdita di grasso ed una più grande diminuzione dei livelli di insulina ed in particolare la riduzione di massa grassa più importante fu registrata nel gruppo che seguiva la dieta chetogenica e che si allenava con sessioni di resistenza. Il caso più eclatante fu di un signore che in 12 settimane perse 13.5 kg di massa grassa e guadagnò 5 kg di massa magra.
 
È forse possibile che James non voglia tornare a Cleveland per la quantità enorme di pasta e pane propinata da Smith invece che per timore di Golden State? 
Inoltre pare che anche Carmelo Anthony, entusiasta sostenitore della chetogenica, abbia come meta Los Angeles. Si prospetta per caso un futuro da capitale della dieta chetogenica per la città degli angeli?
 Fonte: web



Fonte immagine: web

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