sabato 22 febbraio 2014

Maldigestione e malassorbimento, quando si mangia e non si ingrassa

di Giuseppe Annunziata

Gli alimenti che giungono all'intestino, subiscono una trasformazione prima che le varie componenti possano essere assorbite. Si verificano, talvolta, condizioni patologiche che non consentono il corretto assorbimento di tali componenti alimentari. Queste condizioni possono essere correlate alla fase preparatoria degli alimenti, la digestione, dunque ad un'incompleta scissione degli alimenti da causa gastrica, pancreatica, biliare od intestinale e, pertanto, detta di maldigestione, oppure strettamente legate all'inadeguato funzionamento della mucosa intestinale e, per tale motivo, dette di malassorbimento, che si verificano quando la digestione è adeguata. Per malassorbimento intestinale, dunque, s'intende un difetto di assorbimento di sostanze nutritizie a livello dell'intestino tenue.

Eziopatogenesi: il malassorbimento emerge nella steatorrea idiopatica (morbo celiaco), in alcune condizioni che favoriscono o si accompagnano ad un'attivazione della flora putrefattiva (diverticolosi) od in certe candidosi. Può essere, inoltre, condizionato da un'infiltrazione della mucosa intestinale, che rende inefficiente l'organo per l'assorbimento, e dovuto ad un blocco delle vie linfatiche.
I disturbi del malassorbimento, pertanto, derivano da malattie organiche del tenue a varia eziologia, da malattie generali che interessano l'intestino solo secondariamente oppure da processi a carico di stomaco, fegato o pancreas. Tali numerose cause del malassorbimento possono essere classificate in 6 gruppi:
  1. malattie che provocano maldigestione: sindromi post-gastroresezione ed insufficienza pancreatica, di solito per pancreatite cronica;
  2. malattie che riducono la concentrazione enterica di sali biliari: epatopatie, patologie delle vie biliari, resezione o malattie dell'ileo terminale, stasi del contenuto intestinale nel tenue con sviluppo batterico che opera la trasformazione dei sali biliari;
  3. malattie della mucosa intestinale assorbente: deficit di lattasi dell'adulto e celiachia;
  4. enterite da radiazioni: danneggiamento del tessuto intestinale da radiazioni somministrate a scopo terapeutico in neoplasie intraddominali;
  5. insufficiente estensione della mucosa assorbente;
  6. ostruzione dei linfatici.

In ciascuna di queste cause di malassorbimento, si evidenziano fattori comuni dal punto di vista anatomopatologico, quali assottigliamento della parete intestinale ed atrofia dei villi, riduzione del volume delle cellule epiteliali che si presentano basse con nuclei piccoli ed irregolari e con citoplasma vacuolare.

Sintomatologia: si evidenziano particolari manifestazioni classificabili in:
  • sintomi dovuti alla mancata assimilazione di sostanze nutritive: rallentata crescita nel bambino, calo ponderale, sintomi da carenza proteica, vitaminica e di elettroliti (ridotte difese organiche, devastazione muscolare, deperimento, ipoproteinemia con edemi, sindrome osteomalacica, sindrome emorragica da ipoprotrombinemia);
  • sintomi dovuti alla persistenza nell'intestino di componenti alimentari che sono abitualmente assorbite: meteorismo, flatulenza da senso di distensione addominale, diarrea con emissione di feci abbondanti ed estremamente maleodoranti, steatorrea, forte perdita di azoto con le feci, dolori crampiformi addominali.

Terapia: a prescindere dalla causa, in tutte le forme di malassorbimento è necessaria, innanzitutto, una correzione dell'apporto vitaminico e proteico. Sarà, dunque, importante suggerire:
  1. Multivitaminici e sali minerali, personalizzati per ogni soggetto;
  2. Magnesio (citrato, aspartato)               
  3. Zinco picolinato                                
  4. Vitamina A                                        
  5. Olio di pesce                                      
  6. Vitamina E (D-alfa-tocoferolo)         
  7. Vitamina C (acido ascorbico)           

Dal punto di vista fitoterapico, nei casi di malassorbimento, sarà utile l'integrazione con una terapia a base di quercetina. La quercetina è uno dei flavonoidi più comuni in quanto isolabile da numerose specie vegetali: ippocastano, calendula, biancospino, camomilla, iperico e gingko biloba. Alimenti particolarmente ricchi di quercetina sono: uva rossa e vino rosso, cappero (è la pianta che ne contiene la maggior quantità rispetto al peso), cipolla rossa, tè verde, mirtilli, mele, propoli, sedano. I suoi effetti biologici sono spiegati soprattutto con la sua attività antiossidante ed anti-infiammatorio differenziata e polivalente. Nello specifico, la quercitina inibisce gli enzimi cyclo- ossigenati e lipo-ossigenati, riducendone la produzione dei principali mediatori infiammatori: prostaglandine e leucotriène; inibisce la produzione d'istamina stabilizzando basofilli ed i mastociti; agisce direttamente nel tratto intestinale per ridurre le reazioni agli allergeni alimentari; ha effetti anti-thrombotiques e vasodilatori dimostrati; protegge i reni della tossicità avverata di alcuni farmaci (cyclosporine) e migliorando la nefropatia diabetica.
Piante che contengono quercitina, indicate in caso di malassorbimento sono:
  1. Achillea millefolium EF                     
  2. Anethum graveolens EF                    

Dietoterapia: va evitata l'assunzione di alimenti che possono provocare intolleranza (latte e derivati per il deficit di lattasi; farinacei nella celiachia; grassi nel deficit di secrezione biliare e pancreatica); limitare il quantitativo di cibo ad ogni pasto, aumentando il numero degli stessi pasti; evitare l'alcol poiché danneggia la mucosa gastro-intestinale.

(tratto da: Tesi per Master in Fitoterapia ed Erboristeria "Approccio olistico alle Intolleranze alimentari" - candidato Giuseppe Annunziata)


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