mercoledì 12 marzo 2014

Iperuricemia, un fattore di rischio emergente

a cura del Dott. Andrea Deledda

L'acido urico (UA) è un metabolita delle basi puriniche, che sono una componente fondamentale degli acidi nucleici (DNA e RNA) e quindi delle cellule.
Quando l'acido urico nel sangue è alto (iperuricemia), rappresenta un fattore di rischio per la gotta e per i calcoli renali (di urato), ma anche, come recentemente evidenziato, per la sindrome metabolica e quindi le malattie cardiovascolari e renali.
L'uomo, come altri primati, non possiede l'enzima uricasi, e per questo ha livelli più alti di acido urico rispetto agli altri mammiferi, fino a 10 volte. L'omeostasi di questa molecola è regolata da diversi fattori: produzione epatica da una parte e flusso plasmatico e filtrazione glomerulare dall'altro. L'intestino espelle dal 25 al 35% dell'acido urico.
Nel rene l'acido urico viene filtrato, secreto e poi riassorbito per il 90%. Il riassorbimento viene ridotto da altri acidi organici che competono per lo stesso trasportatore, come ossalato, lattato e corpi chetonici. Sia le diete a basso contenuto di carboidrati (chetogeniche) che l'insufficienza renale alzano i livelli di uricemia, così anche condizioni di deplezione cellulare, come leucemia o leucocitosi.
Sorprendentemente, l'acido urico è responsabile per 2/3 della funzione antiossidante totale nel plasma, ma questo solo in presenza di vitamina C, e alcuni studiosi ritengono l'innalzamento transitorio un fattore protettivo; nell'ambiente intracellulare l'UA è invece responsabile di una risposta flogistica, e col suo effetto proinfiammatorio e proossidante aumenta il rilascio di IL-1, IL-6 e TNF-α, favorendo il catabolismo muscolare.

L'UA viene trasportato per la maggior parte legato all'albumina, senza la quale precipiterebbe molto facilmente alle normali concentrazioni plasmatiche.
Proprio questa scarsa solubilità è alla base della gotta, dovuta alla deposizione di cristalli di acido urico nelle articolazioni.
L'UA inibisce l'enzima AMPK, un regolatore del metabolismo attivato dall'attività fisica e dal farmaco metformina, che riduce la glicemia e stimola l'ossidazione dei grassi, favorendo così, tra le altre cose, l'accumulo di grassi nel fegato (steatosi epatica).
Per quanto riguarda la lipemia, l'acido urico innalza la trigliceridemia e abbassa il colesterolo HDL, due classici segni indicatori di sindrome metabolica. Riduce inoltre la biodisponibilità di ossido nitrico, un fattore che rilassa le arterie, aumentando la pressione sanguigna, altro segno di sindrome metabolica.

  • Alimentazione e acido urico

La produzione di acido urico è influenzata dalle purine presenti nella dieta, che innalzano l'uricemia tra 1 e 2mg/dL. Viene quindi normalmente suggerito di ridurre carni ricche in purine (vitello, pancetta, capretto, montone, tacchino, maiale, anatra, oca) e in generale carne e pesce, mentre l'intake totale di proteine non sembra innalzare l'uricemia. Le proteine dei latticini sono correlate in maniera inversa con l'uricemia, forse per il loro effetto uricosurico e per lo scarso contenuto in purine di questi alimenti.
Alcuni vegetali, come asparagi, cavoli, spinaci e legumi, che solitamente si sconsigliano per il loro contenuto in purine, non appaiono in recenti studi legati ad un innalzamento dell'uricemia. Uno degli studi (Zgaga et al) ha anche messo in evidenza una mancanza di correlazione tra pesce e aumento dell'uricemia, che andrà verificata meglio in futuro.
Un fattore emergente responsabile di iperuricemia è sicuramente il fruttosio ad alte dosi: nel suo metabolismo infatti la prima reazione (fosforilazione del fruttosio ad opera della fruttochinasi) è molto veloce e non ha feedback negativo, mentre la seguente, catalizzata dall'aldolasi B, è lenta. Così alti carichi di fruttosio  determinano l'accumulo di fruttosio 1-fosfato e deplezione di ATP. In queste condizioni ADP e AMP vengono catabolizzati ad UA, che si riversa nel plasma e determina iperuricemia.
Esiste però una differente risposta tra il fruttosio presente nella frutta e quello di origine industriale, forse dovuta alla contemporanea presenza nel primo di sali minerali e antiossidanti, in particolare vitamina C, che invece non sono presenti nel secondo. La vitamina C infatti aumenta l'escrezione renale di acido urico (uricosuria) e il suo intake è quindi inversamente proporzionale all'uricemia.

Anche il saccarosio (il comune zucchero da tavola che contiene per il 50% fruttosio), il sorbitolo (convertito in fruttosio dal fegato), il lattato e le metilxantine (caffeina, teofillina e teobromina, contenute rispettivamente in caffè, tè e cacao) aumentano l'uricemia.
L'alcol incrementa l'uricemia aumentando la produzione epatica e riducendo l'escrezione renale. Un moderato consumo di vino non sembra avere effetti negativi, mentre i superalcolici e soprattutto la birra, che contiene purine, alzano l'uricemia.
Il caffè sembra ridurre l'uricemia, non per il contenuto in caffeina, ma per la presenza di altri antiossidanti come l'acido clorogenico che migliora la resistenza insulinica.
Infatti l'iperinsulinemia riduce l'escrezione renale di acido urico, e il dimagrimento, migliorando questa condizione, riduce l'uricemia.
In sintesi, un'alimentazione di tipo occidentale, ricca di carboidrati raffinati, bibite gassate, carni rosse e grasse, grassi poco salutari, o anche diete povere di carboidrati e ricche in proteine rappresentano un fattore di rischio per l'uricemia e la gotta, oltreché come già risaputo per le malattie cardiovascolari e renali, mentre un approccio di tipo mediterraneo, ricco di grassi salutari, frutta, verdura, cereali integrali e legumi, moderato in pesce, carni bianche e latticini, risulta protettivo nei confronti di questo emergente fattore di rischio.

Fonte immagine: web 
Fonti:
  1. de Oliveira EP, Burini RC. High plasma uric acid concentration: causes and consequences. Diabetol Metab Syndr. 2012 Apr 4;4:12
  2. Dalbeth N, So A. Hyperuricaemia and gout: state of the art and future perspectives. Ann Rheum Dis. 2010 Oct;69(10):1738-43
  3. Villegas R et al Purine-rich foods, protein intake, and the prevalence of hyperuricemia: the Shanghai Men's Health Study. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2012 May;22(5):409-16
  4. Zgaga L et al The association of dietary intake of purine-rich vegetables, sugar-sweetened beverages and dairy with plasma urate, in a cross-sectional study. PLoS One. 2012;7(6):e38123.
  5. Odermatt A. The Western-style diet: a major risk factor for impaired kidney function and chronic kidney disease. Am J Physiol Renal Physiol. 2011 Nov;301(5):F919-31
  6. Johnson RJ et al Sugar, uric acid, and the etiology of diabetes and obesity. Diabetes. 2013 Oct;62(10):3307-15

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