lunedì 30 giugno 2014

Nutrizione e cancro: SI alle spezie, NO alla brace

di Giuseppe Annunziata 
Con l’arrivo della bella stagione cresce l’incontenibile desiderio di trascorrere ludiche serate in bella compagnia, al fresco di una terrazza e, perché no, dilettandosi con squisite portate e deliziosi manicaretti. Tutto bellissimo, ma occhio sempre a cosa mangiamo. Non per fare il guastafeste di turno, ma il più delle volte lo spirito conviviale fa porre, ahinoi, in secondo piano l’attenzione per la nostra salute. Gli innumerevoli consigli a prediligere, in estate, cibi freschi, leggeri e poco raffinati, da soli, non bastano, bisogna essere accorti anche alle modalità di cottura. Una delle più piacevoli per il palato ma, purtroppo, piuttosto dannosa è la tanto amata grigliata.
Vediamo perché fa male.
Già molto conosciuto in ambito nutrizionale (ma molto poco tra la popolazione) è la produzione, mediante cottura su griglia, dei famigerati AGEs (Advanced glycation end-product), prodotti finali della glicazione avanzata, che si formano e depositano sulla superficie esterna dei cibi (in corrispondenza del cosiddetto “bruciacchiato”); si tratta di composti che agiscono da mediatori proinfiammatori, aggravando e complicando la gestione di patologie quali diabete, arteriosclerosi, artriti e disturbi connessi.
Oltre a questo tipo di problematiche, i cibi cotti alla brace aumenterebbero il rischio di tumori a causa della produzione, in fase di cottura, di sostanze come benzopirene ed altri idrocarburi aromatici che si depositano in quantità tali che, su un chilo di carne alla brace, se ne trovano concentrazioni corrispondenti a quelle contenute in 600 sigarette. Per limitare i danni è utile pulire la brace e consumare frutta e verdura che, grazie ai loro antiossidanti e fibre, riducono l’assimilazione di queste molecole tossiche.
Un punto a favore, invece, viene dato alle spezie, di cui si sta definendo una potenziale efficacia antitumorale. In particolare la curcuma è un buon antinfiammatorio; i chiodi di garofano potenti antiossidanti; la noce moscata ha mostrato attività antitumorale bloccando, su cavie, la crescita di tumori all'intestino, alla pelle e ai tessuti molli; il rosmarino, ricco di carnosolo che, su test animali, si è mostrato efficace contro il cancro della mammella e della pelle; il carvacrolo, di cui è ricco l'origano, ha mostrato in vitro di avere effetto contro il carcinoma prostatico.

"Il consumo di alimenti contenenti sostanze con documentata attività antitumorale in esperimenti su colture cellulari e animali da laboratorio – spiega Cesare Gridelli, direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia e dell'Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica presso l'Ospedale San Giovanni Moscati di Avellino, nonché presidente dell'Associazione Italiana Oncologia Toracica (Aiot) - deve essere considerato come un effetto positivo potenziale, perché non vi è ad oggi la dimostrazione scientifica di efficacia e di un effetto protettivo di queste sostanze nell'uomo". Tuttavia, "i principi attivi di molte di tali sostanze sono oggi in fase di studio per lo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali"

fonte immagine: web
fonte: ansa.it

Nessun commento:

Posta un commento