mercoledì 3 luglio 2013

Diete ipocaloriche, attenzione al rischio chetosi

di Giuseppe Annunziata
Con l’arrivo dell’estate si risveglia il “buon senso” di molti che spinge a seguire diete dimagranti più o meno attendibili dal punto di vista scientifico e salutare della cosa. Spesso, infatti, si è mossi dal volersi redimere dai tanti peccati di gola commessi durante i periodi freddi, più per il bell’aspetto in spiaggia che per la salute in sé.
Siti internet e giornali di tendenza ci bombardano di nuove “pseudo-diete” che promettono cali di peso inattesi e, il più delle volte, chiedendo molti sacrifici da parte nostra.
Ma quanto fanno bene alla salute questi regimi alimentari?

La dieta dimagrante non è, di certo, un metodo fai-da-te per perdere peso, bensì uno stile che deve essere ben controllato da un professionista, al fine di evitare spiacevoli inconvenienti o, addirittura, danni provocati da diete spropositate.
Un corretto piano alimentare prevede l’assunzione quotidiana di tutti i nutrienti essenziali al giusto funzionamento dell’organismo. Una carenza di proteine induce, ad esempio, l’organismo a procurarsi gli amminoacidi per la produzione di energia dai muscoli determinando, così, un calo della massa muscolare.
Uno scarso apporto di vitamina D (dovuto a mancata esposizione al sole o mancata assunzione di tuorlo d’uovo, latte ed olio di pesce – ottime fonti alimentari di questa vitamina) è responsabile di alcuni disturbi a livello delle ossa come osteomalacia (negli adulti) e rachitismo (nei bambini) il ché favorisce l’insorgenza di osteoporosi, in quanto la carenza di questa vitamina compromette la mineralizzazione ossea.
E ancora, un’insufficiente apporto di vitamina C (abbondante in vegetali a foglie verdi ed agrumi) è responsabile dell’insorgenza dello scorbuto, condizione patologica caratterizzata da un’indebolimento del tessuto connettivo che presenta come sintomi lesioni della pelle, debolezza muscolare, gengive gonfie e sanguinanti, stanchezza.
Altrettanto importante e degno di nota, è la carenza di un’altra classe di alimenti: i carboidrati.
Il fabbisogno giornaliero di carboidrati, per un uomo del peso di 70 Kg è di circa 180 gr (720 calorie). Benché l’apporto calorico possa sembrare elevato, un insufficiente consumo di carboidrati è responsabile della formazione dei tanto famigerati corpi chetonici.
A seguito della degradazione degli acidi grassi (attraverso un processo detto beta-ossidazione, fondamentale per la produzione di energia) viene generato l’acetil-CoA il quale, poi, entra nel ciclo dell’acido citrico (detto anche Ciclo di Krebs) per essere ulteriormente ossidato al fine di consentire la produzione di energia chimica, sotto forma di molecole di ATP. L’ingresso dell’acetil-CoA nel suddetto ciclo dipende, però, da un corretto equilibrio fra la degradazione degli acidi grassi e quella dei carboidrati poiché, per poter essere metabolizzato, l’acetil-CoA deve prima condensare con l’ossalacetato, derivato dal metabolismo del piruvato, prodotto finale della glicolisi, il processo degradativo dei carboidrati. Se l’apporto di carboidrati non è adeguato, le concentrazioni di ossalacetato si abbassano, dunque, l’acetil-CoA non può combinarsi con esso per entrare nel ciclo di Krebs. In queste condizioni si generano i corpi chetonici.
I corpi chetonici sono l’acetone, acetoacetato ed il D-beta-idrossibutirrato. L’acetone è molto volatile e viene eliminato attraverso la respirazione, gli altri due, invece vengono trasportati nel sangue ed ossidati nel ciclo di Krebs.
Essendo una macchina perfetta, il nostro organismo riesce, in prima battuta, a compensare questa iniziale produzione di corpi chetonici mettendo in atto una serie di meccanismi di regolazione che consentono una interconversione di queste specie chimiche in acetil-CoA che può entrare nel ciclo dell’acido citrico, permettendo, in questo modo, una produzione di energia da parte dei tessuti extra-epatici e non dallo stesso fegato che li ha prodotti.
Quando, però, le concentrazioni di corpi chetonici aumentano si possono generare alcune condizioni patologiche più o meno serie, tra cui l’acidosi e la chetosi.
L’acidosi è una condizione caratterizzata da un abbassamento dei valori di pH del sangue. Quella strettamente legata ad un aumento della concentrazione dei corpi chetonici è detta acidosi diabetica e presenta svariati sintomi come nausea, vomito, tachipnea, ipotensione, shock cardiogeno, aritmie, fino ad arrivare – nei casi limite – al coma.
La chetosi (detta anche acetonemia) è una condizione che si manifesta essenzialmente in età pediatrica e nei diabetici non controllati. Si tratta di soggetti con alterato metabolismo glucidico che conduce ad una prolungata condizione di ipoglicemia, a sua volta compensata  da un’attiva gluconeogenesi (sintesi di glucosio) che utilizza gli intermedi del ciclo dell’acido citrico, sottraendoli a tale processo e, quindi inibendone l’attività. L’eziologia della chetosi è ritrovabile in infezioni, abuso di alcol, pancreatite, infusione i.v. di destrosioipoglicemia, gravidanza, durante il digiuno prolungato, in grave carenza di carboidrati, sia per regime alimentare sbagliato che per intenso consumo (attività fisica prolungata). 
Segni e sintomi possono essere vari. Si possono manifestare: stanchezza, poliuria, sete, polidipsia, crampi, aritmie cardiache, sonnolenza, perdita di peso, bradipnea, disidratazione, ipotensione, disfunzioni cerebrali, perdita della massa muscolare. Altro segno caratterizzante una condizioni di chetosi è l’inconfondibile odore di aceto dell’alito di un soggetto diabetico, dovuto proprio alla produzione di acetone che, come abbiamo detto, viene eliminato con la respirazione.
Da quanto detto si evince che la chetosi rappresenta un’importante condizione patologia che, in alcuni casi limite, può condurre anche alla morte.
Saper discernere, quindi, tra diete più o meno fattibili in termini di salute, è requisito fondamentale per mantenere un adeguato stato di benessere generale.
Diffidate, quindi, da diete miracolose che vi promettono cali assurdi e tempestivi di peso o vi propongono prolungati digiuni, e tenete sempre a mente che per dimagrire, bisogna imparare a mangiare sano!
(tratto da: Living on Air Magazine di Giuseppe Annunziata)
(fonte immagini: web)

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